11 marzo 1918: bombe dall’aria su Napoli

Il dirigibile Zeppelin L59 "Afrika Zeppelin", nel 1917 il più grande mai costruito
 

95 anni fa, l'11 marzo 1918, all'una del mattino, Napoli subiva il suo primo bombardamento aereo, ad opera del dirigibile della marina tedesca L 59 (LZ 104 nella numerazione della società Zeppelin). La “Grande Guerra” era ancora nel pieno, gli “imperi centrali” tedesco e austro-ungarico subivano una pesante pressione su più fronti e dovevano fronteggiare crescenti carenze di risorse e uomini ma l’esito del sanguinoso conflitto sembrava ancora incerto.

L'enorme aeronave tedesca, di tipo rigido, lunga 226.5 m e dal volume interno di 68500 m3 – per quei giorni la più grande mai costruita – era spinta da cinque motori a benzina Maybach da 240 CV e trasportava 6400 kg di bombe. Mantenendo una quota di 4800 m, aveva sfruttato il buio e ridotto al minimo i motori per non essere avvistata. L'aggressione aveva come obiettivo il porto ed altre strutture industriali, ma, come dichiarato da “Il Mattino” il giorno dopo, gran parte delle bombe caddero su obiettivi civili a nord del porto e provocarono almeno 16 morti. Dopo l'attacco lo Zeppelin riuscì ad allontanarsi indisturbato.

 

La notizia del bombardamento su Napoli su "Il Mattino"
 

L'uso del dirigibile come mezzo di bombardamento non era nuovo nella Prima Guerra Mondiale: Londra subì numerosi attacchi aerei fin dal 1914, in uno sforzo dell’esercito e marina tedesche di fiaccare il morale della popolazione britannica, sforzo che risultò estremamente costoso e scarsamente fruttuoso. Tra le altre forze armate, quella italiana ricorse regolarmente a questo tipo di mezzi, per la ricognizione e il bombardamento, seppure con minore impegno di risorse rispetto alla Germania. La missione a cui era originariamente destinato l' L 59 era però ben diversa e merita di essere raccontata.

Nel 1916 il Ministero delle Colonie tedesco aveva preso la decisione di intervenire in soccorso del colonnello Von Lettow, che in Africa Orientale (corrispondente all'incirca all'attuale Tanzania) rappresentava l'ultimo contingente tedesco che ancora resisteva. La remota colonia si trovava isolata dalla madrepatria, circondata da possedimenti coloniali britannici e francesi. L'ardito progetto prevedeva di inviare rifornimenti tramite un grande dirigibile, orgoglio della tecnologia germanica, che avrebbe dovuto percorrere il lungo viaggio partendo dall'Europa. Oltre alle finalità belliche, la missione aveva chiare finalità di propaganda. L'aeronave LZ 104, ancora in costruzione, fu pesantemente modificata allo scopo, allungandola tra l'altro di circa 30 metri e convertendola dal ruolo di bombardamento a quello di trasporto.

Il dirigibile L59 nella sua base di Yambol, in Bulgaria

Dopo alcuni ritardi dovuti al maltempo, il dirigibile partì dalla sua base di Yambol in Bulgaria il 21 novembre 1917, carico di rifornimenti: alcune fonti parlano di 16 tonnellate, altre di 50, quest'ultimo dato ci sembra poco realistico e forse rappresenta la massa complessiva stimata del dirigibile a fine missione. Dell'equipaggio di 22 persone faceva parte anche Hugo Eckener, che era stato uno stretto collaboratore del Conte von Zeppelin e aveva preso la guida dell'azienda alla sua morte, avvenuta nel marzo di quello stesso anno. Il programma prevedeva che, raggiunta la meta, uno dei membri dell'equipaggio si sarebbe lanciato con il paracadute (mezzo impiegato di rado a quell'epoca) per prendere contatto con le truppe tedesche. Dal momento che non ci sarebbe stato modo di rifornire di carburante e idrogeno il dirigibile, il viaggio doveva essere di sola andata: il dirigibile stesso sarebbe stato smantellato per diventare, assieme al carburante residuo, ulteriore materiale di rifornimento. Una parte della struttura in alluminio, ad esempio, nelle intenzioni poteva essere trasformata in una torre di sorveglianza.

Ricostruzione della rotta del viaggio in Africa dello Zeppelin L 59 (fonte)

Lo Zeppelin aveva superato la Turchia ed il deserto libico ed aveva raggiunto il Sudan meridionale, non senza problemi tecnici, quando ricevette via radio la comunicazione che il contingente tedesco in Africa Orientale si era arreso e l'ordine conseguente di invertire la rotta e tornare in patria. La notizia era in effetti falsa: von Lettow avrebbe resistito fino al novembre 1918, ultima colonia tedesca ad arrendersi settimane dopo la firma dell’armistizio in Europa. Il messaggio era stato probabilmente inviato dal controspionaggio inglese, un atto che si può considerare un antenato della moderna “guerra elettronica”. In ogni caso fu ritenuto genuino e l'L 59 rientrò in Bulgaria.

L'intero, infruttuoso viaggio di andata e ritorno fu di quasi 6800 km, percorsi in 95 ore, un risultato incredibile per quei giorni. Misurando il carburante avanzato si stimò che, nelle stesse condizioni di carico, il dirigibile avrebbe potuto volare senza scalo fino a San Francisco. Fu forse quest'impresa ad ispirare ad Hugo Eckener la possibilità di impiegare grandi dirigibili sulle rotte civili transatlantiche, progetto che riuscì a realizzare nel dopoguerra scrivendo una delle pagine più incredibili della storia dell’aviazione civile, che si sarebbe conclusa con la tragedia dell’Hindenburg il 6 maggio 1937.

Dopo il rientro, il dirigibile fu riconfigurato per il bombardamento e, come prima missione, gli fu affidato proprio l'attacco su Napoli, sempre facendo base in Bulgaria. Seguirono altre missioni di bombardamento, con scarso successo. Il 7 aprile, mentre si dirigeva verso Malta, esplose in volo. Le ipotesi sulle cause, oltre che d'incidente, sono di abbattimento ad opera della contraerea nemica (non rivendicato) o anche di fuoco amico da parte di un sommergibile tedesco presente sul luogo.

Battesimo dei due caccia assegnati alla difesa di Napoli a Capodichino


 

In Italia l’attacco su Napoli fece scalpore. In particolare, suscitò timore e indignazione il fatto che il grande dirigibile non fosse stato intercettato. In effetti, la possibilità di un simile attacco non era stata presa in considerazione dai comandi e, lontano dal fronte, non esisteva un sistema di difesa aerea. Fu attivata una sottoscrizione popolare, guidata dal Banco di Napoli, che riuscì a fornire alla città una dotazione di due caccia, basati a Capodichino a partire dal 28 luglio 1918 che, dalla fotografia disponibile, sembrerebbero di tipo SVA. Provvedimento ormai inutile dal momento che non si verificarono altre aggressioni analoghe – peraltro assai costose e complesse da organizzare – e la guerra si avviava finalmente alla conclusione.


 

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