Ancora su Campo Vesuvio, Buscaglia e Campo Pompei

Stima della posizione di Campo Vesuvio

Quando ho scritto il mio articolo su Campo Vesuvio e Stormo Baltimore non credevo proprio di riscuotere tanto interesse. Ero convinto che un evento di settant’anni fa richiamasse al più l’attenzione di qualche appassionato ma, a quanto pare mi sbagliavo e quei giorni hanno ancora effetti vivi sull’attualità e sul nostro modo di sentirci italiani. Un risultato utile, per me, è stato di ricevere un certo numero di informazioni in più. Le collaborazioni, quasi sempre spontanee, stanno diventando forse la parte più interessante di questa mia passione per la storia aeronautica meridionale.

Un tema che mi ha appassionato è stato l’individuazione della precisa collocazione dei due aeroporti provvisori statunitensi nell’area vesuviana: “Vesuvius Airfield”, che fu poi assegnato, come campo di addestramento, alla nascente Aeronautica Cobelligerante Italiana, e “Pompeii Airfield”, che vide tutti i suoi mezzi distrutti dall’eruzione del Vesuvio del marzo 1944. In mezzo c’è la morte di Carlo Emanuele Buscaglia, l’evento forse più famoso legato a quei giorni.


Per Campo Vesuvio mi baserò su una mappa presente nell’accurato lavoro dell’amico Giovanni Artioli, pilota militare e civile in pensione e storico per passione. Artioli ha effettuato dettagliate ricerche sull’incidente costato la vita a Carlo Emanuele Buscaglia e avvenuto proprio a Campo Vesuvio, raccogliendo testimonianze di prima mano e arrivando alla ricostruzione più accurata dell’evento, ma su questo torneremo più avanti. La localizzazione dell’aeroporto provvisorio sembra facilmente identificabile, tra la strada di collegamento fra Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano. L’unica incertezza è l’orientamento: il “Nord” indicato sulla mappa schizzata a mano corrisponde, grossomodo, con l’Ovest della cartina geografica. Tuttavia la stessa identificazione è confermata anche da Simon Pocock, autore di testi di storia locale napoletana, che, a proposito di Campo Vesuvio, scrive:

Qui avevano preparato un altro campo denominato “Vesuvio”, la cui pista si estendeva sulla direttrice nord-sud, partendo dalla ex-Via Bosco, oggi Via Marche, e giungendo fino alla zona di Piazzolla lungo il tracciato dell’attuale linea della TAV.

Pocock conferma anche l’orientamento nord-sud della pista. Si tratta quindi di una posizione diversa da quella indicata da Wikipedia e che ho riportato nel mio precedente articolo.

Riguardo alla morte di Carlo Emanuele Buscaglia, forse l’episodio più noto verificatosi a Campo Vesuvio, mi riferisco ancora alla ricerca di Giovanni Artioli, che include un’intervista al Generale Pilota Roberto “Fiorellino” Crespi, anch’egli pilota di Baltimore a Campo Vesuvio e il primo a soccorrere Buscaglia subito dopo l’incidente. La ricostruzione di Artioli nega, forse definitivamente, le supposizioni che indicavano Buscaglia come desideroso di fuggire a Nord, così come smentisce il racconto di Rob Colin, ufficiale di collegamento britannico, che legava l’episodio a una solenne sbornia collettiva. Colin era, peraltro, incaricato di seguire la caccia italiana cobelligerante e quindi solo indirettamente informato del reparto da bombardamento. Nel tentativo di decollo di Buscaglia, non autorizzato, c’era con ogni probabilità la smania di tornare in azione il prima possibile, assieme a una certa sconsideratezza: l’asso si era messo ai comandi del Baltimore, macchina che conosceva pochissimo e su cui non aveva mai volato, indossando sandali e canottiera! Alcuni brani dell’intervista del Generale Crespi.

Roberto "Fiorellino" Crespi
Buscaglia ha voluto decollare in maniera pazza… senza aver fatto il passaggio… “Io sono Comandante di Gruppo, io mi sono preso la Medaglia d’Oro alla Memoria… invece sono vivo… La Medaglia d’Oro me la devo conquistare personalmente tutti i giorni…Io voglio decollare…” Ha detto a Sanseverino, che era Comandante della 19^ Squadriglia. […] Il buon Vittorio, con cui sono tuttora in contatto, ha cercato di dissuaderlo… alla fine gli ha preparato un velivolo con poca benzina… ben prevolato… “Adesso provo con un rullaggio…se va bene decollo … ecc…” è entrato in pista…ha dato manetta… l’aeroplano ha cominciato a prendergli la mano… e lui abituato al settantanove, che invece chiudeva i motori spingendo…

Quindi, Buscaglia vittima della manetta “al contrario” dei nostri velivoli rispetto a quelli anglosassoni, come ho spiegato nel precedente articolo.


Ha aperto i 3600 cavalli dell’aeroplano quasi vuoto… vroooomm… negli alberi… avevamo la pista ricavata in mezzo ad un bosco… per cui al lato della pista volabile, c’erano due strisce per rullare gli aeroplani in contro pista sulla terra battuta. Bastava andare fuori di 35/40 metri che si sbatteva negli alberi… Buscaglia si è infilato negli alberi… lui era su in braghe corte, sandali e maglietta canottiera, non aveva né tuta, né casco, né attaccato la radio… niente… ha sfondato con la testa il tettuccio… l’aeroplano si è piantato in piedi.

[…] Uno che, diciamo, poco poco a 190 Km/h viene proiettato attraverso il tettuccio fuori dall’aeroplano doveva essere rotto… in ospedale lo hanno messo là… “signor Comandante… stia tranquillo… adesso vedrà…” … “NO… No… io lo so…” c’erano Erasi e Graziani… “No, No, io lo so che sto per morire… e voi continuate il servizio di guerra per l’onore della nostra Italia… e poi andate a Novara dalla mia mamma e ditele che sono morto da buon figliolo e buon cristiano… toglietevi dai piedi e mandatemi un prete…” allora è arrivato subito il cappellano, che gli ha dato l’estrema unzione… poi non si è svegliato più… e la mattina è morto…

Stima della posizione di Campo Pompei

Passando a Campo Pompei, individuarne la collocazione è stata più semplice: la chiara mappa riportata sul libro “Vesuvio 1944: L'ultima eruzione”, di Angelo Pesce e Giuseppe Rolandi, che mi è stata segnalata dal Prof. Marulo dell’Università di Napoli, fornisce praticamente l’indirizzo, tra Via Alessandro Volta e Via Vecchia Aquino nel comune di Terzigno. Sembra che i bulldozer americani siano stati una visione sorprendente in quei giorni, per gli italiani abituati a mezzi molto più modesti. Peccato che di entrambi gli aeroporti si sia quasi persa la memoria e che anche chi abita da quelle parti raramente, oggi, ne ha qualche conoscenza.

Per altri campi provvisori alleati in zona, ritorno a Simon Pocock, che mi scrive:

Per quanto riguarda Paestum, c'erano diverse piste in quella zona, denominate “Sele”, “Serretelle”, “Battipaglia”, “Paestum” e “Gaudi” etc etc. Alcuni (“Battipaglia”) erano funzionati per uno, massimo due giorni, perché il periodo in cui erano maggiormente impegnate corrispondeva con le acquazzoni di fine settembre 1943, vedi “Quattro Giornate di Napoli”, e praticamente erano “unserivceable”.

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