Tiberio Cavallo, uno scienziato napoletano del '700

Ritratto di Tiberio Cavallo

Nato a Napoli il 30 marzo 1749, figlio di un medico, Tiberio Cavallo si trasferì in Inghilterra nel 1771 e vi rimase per tutta la vita. Non conosciamo i motivi per cui emigrò, forse per dedicarsi al commercio a giudicare da alcuni suoi studi, ma appena giunto a Londra fu catturato dall’attivo clima scientifico della città, fatto di scienziati, appassionati e di dotte conferenze che diventavano spesso esibizioni spettacolari. Lavorando sempre al di fuori delle università e accademie, si ritagliò un posto di rilievo come ideatore di esperimenti, inventore e realizzatore di strumenti di precisione e di apparati sperimentali, anche su commessa, e autore di trattati sistematici molto valutati per chiarezza, sistematicità e completezza.

Lo ricordiamo qui in particolare per i suoi studi di aeronautica, legati alla possibilità di usare l’idrogeno come gas portante, ipotesi che Cavallo sostenne in una memoria presentata nel 1782 alla Royal Society. Fu il primo a effettuare esperimenti sistematici sulle capacità ascensionali dell’idrogeno, gas che era stato scoperto quindici anni prima da Cavendish. Iniziò con bolle di sapone riempite d’idrogeno, e che per questo salivano in verticale. Provò poi con involucri di carta, che però si rivelarono inadatti perché permeabili al gas, e infine con vesciche di animali, troppo pesanti per sollevarsi ma in grado di far misurare una riduzione del peso. Non riuscì a trovare un involucro abbastanza leggero da sollevarsi una volta riempito di gas.







Una tavola da di un trattato di Cavallo, tracciata da lui stesso, raffigurante strumenti per prove sperimentali


Nel 1781 aveva già pubblicato il “Treatise on the Nature and Properties of Air and Other Permanently Elastic Fluids” nel cui ambito studiò, fra l'altro, l'uso dell'idrogeno per gli aerostati. Vincenzo Lunardi chiese i suoi consigli, per realizzare l'aerostato con cui effettò il primo volo in Gran Bretagna, il 15 settembre 1784. I suoi studi di aerostatica culminarono nel trattato: “The history and practice of aerostation”, edito a Londra nel 1785, tradotto in francese a Parigi nel 1786 e in tedesco a Leipzig nel 1786. Questo è la prima trattazione organica sulla materia, scientificamente valutata e punto di riferimento per tutti i cultori successivi. Dopo aver ripercorso la storia dei precedenti tentativi di volo, Tiberio Cavallo entra nel problema tecnologico di realizzare una macchina volante e sgombra subito il campo dalle ingenue ipotesi di impiegare vele per dirigere il volo degli aerostati, dal momento che il mezzo si muove nel pieno della massa d’aria e pertanto le vele non sarebbero in gradi di dare alcuna spinta. Sottolinea invece come la propulsione possa avvenire con mezzi propri, quali esplosioni controllate oppure remi o altri mezzi simili.

Il suo lavoro ispirò il pioniere Jean-Pierre Blanchard, il primo a effettuare un volo in pallone riempito di idrogeno, nel 1784, anziché di aria calda come avevano fatto i fratelli Mongolfier l’anno precedente. Notiamo a margine che la moglie di Blanchard, Sofie, divenne essa stessa aeronauta, prima donna al mondo, continuando anche dopo la morte del marito, e effettuò un’ascensione a Napoli, da Capodichino (allora Campo di Marte), il 16 febbraio 1812.

C’è un episodio della vita del Cavallo almeno indirettamente collegato all’aerospazio, come lo definiremmo oggi: la sera di lunedì 18 agosto 1783, poco dopo le 21, si trovava al castello di Windsor assieme a altri tre gentiluomini e due dame. Da un terrazzo del castello, tutto il gruppo fu spettatore del passaggio di una grande meteora, evento molto raro per le sue proporzioni. Il corpo celeste attraversò infatti, approssimativamente da Nord verso Sud, buona parte d’Europa, dalla Gran Bretagna fino alla Francia meridionale o forse addirittura l’Italia settentrionale, cambiando aspetto e frammentandosi fino a dissolversi. Le testimonianze sono state numerose ma la descrizione del Cavallo è una delle prime trattazioni scientificamente accurate di questo tipo di fenomeni.

Illustrazione del Cavallo dell'aspetto della meteora del 1783
Si dedico a molteplici aspetti della fisica, o “filosofia naturale” come si diceva allora. Iniziò dall’elettricità. Redasse l’apprezzato “Trattato completo di elettricità”, in quattro volumi. Per via di questi risultati fu eletto alla prestigiosa Royal Society nel 1779. Fu tra i primi a indagare i possibili impieghi medici dell’elettricità. Approfondì le caratteristiche fisiche del sangue e altri temi di fisica applicata alla medicina. Si occupò inoltre di magnetismo, dell’influenza dell’aria e della luce sullo sviluppo delle piante, di esperimenti sui colori, del raffreddamento mediante evaporazione, delle rilevazioni termometriche, della verifica di alcuni lavori di Volta sull'accumulazione di corrente e di molteplici altri temi, coprendo in pratica tutto lo spettro delle ricerche fisiche del suo tempo. I suoi trattati furono tradotti in francese, tedesco e italiano.

Tiberio Cavallo svolse un ruolo fondamentale di collegamento tra gli scienziati della sua epoca. Contribuì a tradurre e diffondere i testi e relazioni degli esperimenti di Galvani sulle rane e intrattenne collegamenti epistolari con Volta e altri scienziati. Volta fu uno degli estimatori dell’elettrometro inventato dallo stesso Cavallo, e fu da lui aiutato per essere a sua volta ammesso alla Royal Society.

Fu anche molto attivo sul versante pratico di realizzare strumenti di misura e esperimenti, superando spesso i limiti di accuratezza delle realizzazioni contemporanee. Inventò strumenti per misurare accuratamente l’elettricità contenuta nell’atmosfera e nelle gocce di pioggia, allo scopo di elaborare correlazioni in grado di migliorare le previsioni meteorologiche: tema importante nel Regno Unito allora forse ancora più che adesso. Realizzò anche strumenti su commissione, per altri scienziati o appassionati.

Ritratto di Tiberio Cavallo nel 1799

Paolo Bertucci, nell’articolo “La biblioteca di Tiberio Cavallo”, ci informa che: “Per chi studia la filosofia naturale del tardo Settecento imbattersi in Cavallo, o come autore di un testo, o come inventore di uno strumento, o come ambito corrispondente è quasi inevitabile qualsiasi autore si studi. Luigi Galvani possedeva un testo di Cavallo, così come Alessando Volta, Benjamin Franklin, Joseph Priestley, e perfino Immanuel Kant. Furono proprio i suoi contemporanei a riconoscere che il lavoro di Cavallo rispecchiava in modo accurato e completo lo stato delle conoscenze relative ai vari ambiti della filosofia naturale”. Forse gli mancò soltanto l’intuito necessario a individuare nuovi principi fisici, e questo gli ha precluso la notorietà, nelle epoche successive, riservata a alcuni suoi contemporanei.

Uomo di cultura, laico e “libero professionista” della scienza, pienamente immerso nelle dinamiche culturali del suo tempo, apprezzato per rigore e accuratezza, partecipava alla vita mondana londinese e si dilettava di suonare violino e pianoforte. Pur non essendo mai rientrato a Napoli, mantenne contatti e interesse per la sua terra d’origine, in un’epoca di rivolgimenti politici e di speranze e successive delusioni indotte, in lui come in altri, dalla Rivoluzione francese.

Morì a Londra, il 21 o 26 dicembre 1809, scapolo e senza figli. I suoi beni, compresa la biblioteca, furono catalogati e messi all'asta La sua eredità diede luogo a lunghissime dispute.

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