Ottobre 1914, l’alba della guerra aerea

Rumpler Taube

Questo è il primo capitolo di una collaborazione, che va avanti ormai da anni, con il sito CefaluNews e soprattutto con il mio amico Giuseppe Longo, giornalista attivissimo e appassionato in tutti i campi della storia e della cultura. L’idea era di ripercorrere la Grande Guerra come una cronaca, a cent’anni esatti dagli eventi. Lo scopo era di mettere insieme una narrazione semplice, introduttiva e appassionante ma al tempo stesso corretta. Esigenze e ostacoli vari hanno rallentato il lavoro, ma non fermato e la nostra collaborazione va avanti. In più, su sollecitazione degli amici di AIAN, ho deciso di riportare qui, su questo mio blog, gli articoli, cominciando dai più vecchi, con piccole revisioni ovvie quando si rilegge un “pezzo” impostato anni prima. Spero che li troviate interessanti.

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La guerra è scoppiata solo da alcuni mesi e già il cielo ha smesso di fare da sfondo pacifico al sanguinoso conflitto umano. L’aeroplano ha poco più di dieci anni di vita ma è già diventato uno strumento di guerra. Per la verità le prime missioni le avevamo volate noi italiani in Libia, contro l’Impero Ottomano, tra il 1911 e il 12: ricognizioni, anche fotografiche, e perfino qualche lancio di bombe a mano, che aveva suscitato più scalpore sulla stampa internazionale che tra le truppe nemiche. Anche i dirigibili avevano visto, in quel teatro, il loro primo impiego bellico. Ma si era trattato di esperimenti i poco più mentre ora, nel grande conflitto europeo, che sarà ricordato dai posteri come la Grande Guerra, le operazioni hanno assunto una proporzione assai più grande.



Gli aeroplani in campo sono il meglio prodotto finora ma c’è ancora molto da lavorare: troppe missioni saltate a causa dei guasti, dei cali di potenza del motore o del tempo cattivo. Molti modelli che sembravano promettenti e avevano vinto competizioni non hanno superato l’impatto con la guerra. È il caso dei biplani Wright, che non hanno mai brillato per stabilita, ma anche, e meno prevedibilmente, dei monoplani Bleriot, penalizzati da tempi di salita in quota estremamente alti e incompatibili con le operazioni militari. I francesi, all’avanguardia nella tecnologia aeronautica, utilizzano in gran numero i biplani Farman a elica spingente, stabili e con una buona visibilità. Numerosi sono anche i Voisin, anch’essi a elica spingente ma costruiti con un robusto telaio in acciaio invece che in legno, e i Caudron, anch’essi biplani e con “trave di coda” ma, curiosamente, ad elica traente.

Farman 1914 in "versione italiana"

Anche gli inglesi adottano gli stessi tipi, ma stanno cercando di sviluppare un loro modello a elica spingente, e hanno i biplani Bristol e Sopwith.

Sul lato tedesco volano numerosi monoplani Taube, che, come dice il nome, sono stati disegnati ispirandosi alla forma dei colombi, ma la formula che preferiscono è quella del biplano con motore anteriore, che di certo ha un aspetto meno elegante ma solido ed efficiente. È il caso degli Albatros, che promettono di diventare una numerosa famiglia, degli Aviatik, dei Rumpler e degli Hansa-Brandenburg.

Austriaci e russi hanno poche industrie aeronautiche e devono affidarsi in gran parte ai loro alleati.

Le gerarchie militari, dominate dai generali più anziani, sono ancora piuttosto scettiche sulle potenzialità di quegli strani trabiccoli rombanti e li si può capire: per la maggior parte del tempo quelle macchine sono in riparazione e, quando poi tentano di alzarsi da terra, mettono regolarmente a repentaglio la vita dei temerari che sono a bordo e anche di chiunque gli stia intorno. Solo pochi ufficiali giovani, bramosi di novità e avventurosi sono affascinati dalle potenzialità delle macchine volanti e, per fortuna, sono appoggiati da un manipolo di pensatori visionari.

Ricognitore Sopwith Tabloid
La guerra impone di superare le questioni di principio e impiegare tutti gli strumenti disponibili. Già il 22 agosto una delle prime missioni di ricognizione britanniche ha scoperto che il corpo di spedizione in Francia stava per essere circondato da truppe tedesche, rischio mortale che non era stato identificato in altri modi. La ritirata è sempre un evento spiacevole, ma in questo caso ha salvato l’esercito da una pesante disfatta.

I tedeschi non sono rimasti a guardare: il 30 agosto il tenente Ferdinand von Hiddessen e il suo osservatore si sono spinti, sul loro fragile Rumpler Taube, fin su Parigi, e vi hanno lanciato quattro piccole bombe e un fascio di volantini, che invitavano i francesi alla resa. Così Parigi è stata la prima città a subire un bombardamento, seppure di piccolissima entità, appena un preavviso dei disastri a venire. Il raid è stato ripetuto nei giorni successivi, sempre con minimi effetti pratici e notevoli ricadute di propaganda.

Sul fronte orientale, nel corso della battaglia di Tennenberg, un ricognitore tedesco scopre un tentativo russo di attacco a sorpresa, consentendo alle armate del Kaiser di sventarlo.

Le truppe di terra non vedono di buon occhio questi rumorosi congegni che gli passano sulla testa. La guerra è loro e si combatte nelle trincee e nei campi spazzati dalle mitragliatrici e dall’artiglieria, gli altri sono imboscati, raccomandati e privilegiati. Per la maggior parte, i fanti non sanno riconoscere la nazionalità degli apparecchi che gli passano sulla testa e sparano a qualsiasi cosa capiti a tiro dei loro moschetti: molti piloti hanno confessato il loro sconforto nel vedersi presi a fucilate proprio dalle truppe che cercavano di aiutare con le loro rischiose ricognizioni. Nasce così evidente l’esigenza di identificare i mezzi in modo chiaro, migliorare gli addestramenti delle truppe e aumentare la coordinazione fra le forze di terra e gli aviatori.

Ricognitore Albatross B.I

Per i primi tempi i rapporti tra gli aviatori su fronti opposti sono stati cavallereschi: non potendosi attaccare, se due ricognitori si incrociavano in aria si limitavano a ignorarsi, o addirittura si scambiavano cenni di saluto. Ma è durato poco: piloti e osservatori, nella loro giovanile esuberanza guerresca hanno cercato ogni mezzo per offendere l’avversario. Di certo sarebbe importante impedire al nemico di portare a termine le sue osservazioni. Pistole e carabine sono risultate inutili, a causa della velocità e delle vibrazioni, così come il tentativo di lanciare oggetti contro l’elica del nemico mentre gli si vola sopra. Ci sono stati tentativi perfino con uncini e altri curiosi espedienti, ma nulla da fare. L’8 settembre il pilota e tecnico russo Pyotr Nesterov, con il suo monoplano francese Morane Saulnier tipo E, ha addirittura speronato in aria un biposto Albatros austriaco e il risultato è che entrambi gli aerei sono precipitati al suolo uccidendo gli occupanti. Quando si troverà il modo di montare delle mitragliatrici sugli aeroplani, allora si potrà davvero parlare di guerra aerea.

Tuttavia, per osservare i movimenti delle truppe nemiche nelle immediate retroguardie e ancora di più per il ruolo fondamentale di dirigere il tiro dell’artiglieria risultano più adatti i palloni frenati: relativamente semplici, economici e affidabili, li impiegano tutti i combattenti e vedranno i loro momenti di gloria proprio in questo conflitto. Gli aeroplani sono lenti a prendere quota, inaffidabili, dotati di poca autonomia e, fattore non secondario, non è stato ancora trovato un modo efficace per comunicare rapidamente le osservazioni alle batterie.

Un discorso a parte meritano i dirigibili. Noi italiani, al momento dubbiosi se lanciarci nell’avventura della guerra oppure rimanere neutrali, abbiamo sviluppato il tipo semirigido militare, grazie soprattutto agli sforzi del capitano della Brigata Specialisti del Genio, Mauro Maurizio Moris e del giovane e brillante ingegnere napoletano Gaetano Arturo Crocco, che presta servizio nel suo reparto. Tuttavia le macchine più impressionanti sono i giganteschi dirigibili tedeschi, gli Zeppelin con la loro struttura rigida in alluminio e gli Shutte-Lanz, dall’aerodinamica avanzata e costruiti principalmente in legno. Possono trasportare numerose mitragliatrici e tonnellate di bombe per centinaia di chilometri. L’idrogeno di cui sono riempiti gli involucri, contrariamente all’opinione comune, non prende fuoco facilmente, nemmeno sotto il fuoco delle mitragliatrici e della contraerea. Dopo la sorpresa iniziale, la contraerea è stata organizzata meglio e le perdite sono cresciute: solo ad agosto, uno Zeppelin ha dovuto fare un atterraggio forzato vicino Bonn dopo un bombardamento su Lione, un altro è stato danneggiato dal fuoco da terra durante una missione di supporto alla linea del fronte, un altro ancora danneggiato e uno distrutto dopo un’incursione su Anversa, sempre ad opera della contraerea. La prima vittoria degli aviatori inglesi contro i dirigibili c’è stata solo l’8 ottobre, quando il tenente Reginald Marix, del Royal Navy Air Service, sul suo biplano Sopwith Tabloid, è riuscito a distruggere lo Zeppelin LZ25, colpendolo con una bomba nel suo hangar di Dusseldorf. Nel complesso i dirigibili giganti tedeschi sono un’arma potente ma costosa e da utilizzare con grande attenzione.

Dirigibile Zeppelin LZ16, fotografia del 1913

In questa guerra le industrie sono fondamentali, quasi quanto gli uomini al fronte, e indubbiamente lo sviluppo dell’aeroplano sta ricevendo uno stimolo fortissimo. Già si parla di nuovi modelli che renderanno sorpassati quelli attuali e che avranno ruoli specializzati: grandi bombardieri, veloci ricognitori a lunga distanza, caccia. Quando compariranno la guerra aerea sarà davvero completa.

 

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