IAM: tra ambizione e realtà.

Maestranze al lavoro alla IAM

Nel corso della Prima Guerra Mondiale, molte imprese furono coinvolte nello «sforzo bellico», per rifornire l'esercito e la marina delle crescenti quantità di materiali di cui avevano bisogno, e diverse aziende affiancarono alle competenze che già possedevano la produzione aeronautica. Nel napoletano questo fu il caso, tra le altre, delle Officine Ferroviarie Meridionali, della Società Bacini e Scali e della AVIS di Castellammare di Stabia. Assieme a questi, sorse anche un tentativo imprenditoriale di argomento specificamente aeronautico: si trattava della IAM (Industrie Aviatorie Meridionali), che, se già nel nome rivelava le sue ambizioni, ancora di più lo faceva nella sua ragione sociale: "fabbricazione e riparazione di apparecchi di aviazione e motori per detti nonché l'esercizio di trasporti aerei di posta, passeggeri e merci".


L'azienda divenne in fretta la maggiore del settore aeronautico dell'area partenopea e meridionale in generale. Il nucleo principale era costituito da due capannoni a Baia e Lucrino, dove, come in altre aziende nazionali, si riparavano e costruivano, su licenza, idrovolanti FBA (Franco-British Aviation), da ricognizione e bombardamento leggero, il tipo standard più comune tra quelli adottati dalla Regia Marina. Il vicino lago era ideale per le prove dei velivoli appena costruiti o risistemati. La IAM ne fabbricò 140 esemplari, nel periodo bellico, su un totale di circa 1000 complessivamente realizzati in Italia.

Idrovolanti FBA in allestimento alla IAM

Dietro la sigla IAM ci sono grossi nomi dell'industria campana, quali Canzio Bruno Canto, grande imprenditore cotoniero, e Carlo Lefevre, i quali coinvolgono anche la ditta meccanica «Ingano & Di Lauro» per le attività relative ai motori. Provano ad agganciare il treno della nuova industria, nella speranza di una rapida crescita bellica e post bellica.

Le fotografie testimoniano della natura dell'industria aeronautica dell'epoca, ancora sostanzialmente artigianale, nonostante lo sforzo di standardizzare progetti e processi: file di idrovolanti in vario stato di completamento, che riempiono i capannoni, circondati da operai indaffarati nelle varie operazioni di montaggio ed aggiustaggio.

Le note storiche riportano di progetti ambiziosi. Il primo collegamento postale quasi regolare fu stabilito il 28 giugno 1917 tra Napoli e Palermo, proprio tramite un idrovolante IAM, privato dell'armamento e modificato per trasportare più carburante. Il pilota Ruggero Franzonim, coadiuvato dal motorista Francesco Romanuzzi decollarono da Napoli alle 6:24 per arrivare a Palermo alle 9:25. Trasportavano sacchetti di posta e quotidiani e furono accolti da autorità e da un gran numero di persone, accorse per assistere all'evento. Il collegamento fu mantenuto con cadenze variabili ed in mancanza di affrancature specifiche per «posta aerea» furono usate affrancature da espresso, modificate con un apposito timbro.

Una delle primissime affrancature per posta aerea
L'impegno fu a tutto campo: Canto lanciò nel gennaio 1918 la rivista «La Via Azzurra», che ebbe notevole successo. Ingano fu anche presidente dell'Aero Club di Napoli, che assieme a quello di Roma costituì il nucleo iniziale dell'Aero Club d'Italia. Domenica 2 giugno 1918, Festa dell'Unità Nazionale, un idrovolante IAM lanciò volantini su Roma inneggiando al valore delle armi italiane ed all'impegno dell'azienda per la vittoria. Si giocava insomma sul piano mediatico quanto, e forse ancora più, che su quello tecnico.

Dalla stessa tipografia de "La Via Azzurra", la Morano di Napoli, uscirà ad aprile anche la rivista bimestrale "Ardea", che vivrà soltanto un anno. Anch'essa è impegnata a promuovere il volo militare e civile (o "volo borghese", come si diceva).

Pubblicità della IAM su "La Via Azzurra", anno 1919
Nell'immediato dopoguerra, si parlò di un progetto per un grande idrovolante da trasporto, addirittura transatlantico. Ma le ambizioni risultano sproporzionate alla realtà: la rivista Ardea chiuse i battenti dopo solo cinque numeri pubblicati, i progetti si arenano e le speranze della IAM si perdono nel ristagno delle commesse militari che inevitabilmente segue la fine della guerra. Il vero nucleo dell'industria aeronautica napoletana si consolida allora attorno alle OFM, una realtà forse meno «scintillante» nelle sue origini, ma più solida: il reparto aeronautico, acquisito dall'Ing. Nicola Romeo e trasformato in «Officine Romeo» e successivamente «IMAM», incorporò nel 1922 le strutture della IAM.

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Molte informazioni per quest'articolo le ho prese da questo link. Ringrazio l'amico Vincenzo, collezionista filatelico, per la foto del francobollo e le dotte informazioni a riguardo. Per dettagli sul primo collegamento postale Napoli Palermo si può invece andare qui.

Commenti

  1. Ottimo.
    Ho provveduto a creare un link sul mio blog dedicato ai Campi Flegrei.
    Giuseppe Peluso

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  2. Ciao Peppe. Grazie mille, come vedi ho fatto altrettanto. A presto.
    Francesco

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