Tra scienza e avventura: Vincenzo Lunardi

Ritratto di Vincenzo Lunardi realizzato in Gran Bretagna

Vincenzo Lunardi è ricordato soltanto per aver effettuato il primo volo in pallone nel Regno Unito. Era tuttavia una figura molto più complessa e affascinante e il suo ruolo, nello sviluppo e diffusione del volo in pallone, è stato ben più incisivo. La sua formazione e storia, inoltre, sono strettamente legate al Regno di Napoli. Proviamo a conoscerlo un po’ meglio.

Lunardi nacque a Lucca nel gennaio 1754, anche se molte biografie riportano come anno di nascita il 1759, errore dovuto a ciò che dichiarava, non si sa per quale motivo, egli stesso. Veniva da una famiglia piuttosto agiata di piccola nobiltà napoletana ma si trovò in difficoltà economiche alla morte del padre, che si era sposato in tarda età. Il piccolo Vincenzo, che aveva allora soltanto 10 anni, fu allora accolto a Napoli, assieme alla madre e ai fratelli, da un parente, Gherardo Francesco Compagni, nobiluomo alla corte del Re di Napoli, che gli fece da vero e proprio padre adottivo e a cui rimase affezionato per tutta la vita. Con lui Lunardi andò nel 1770 nelle Indie Orientali, dove imparò la lingua inglese. Al rientro, fu accolto nella corte napoletana. Il ragazzo si rivelò intelligente e brillante e, su suggerimento di Bernardo Tanucci, primo ministro e l’uomo più potente a Napoli dopo il re, fu avviato alla carriera militare e diplomatica. Soggiornò a Parigi, dove fu assunto come collaboratore dal Principe di Caramanico.






Nel 1782 entrò a far parte dell’Ambasciata di Napoli a Londra, in New Bond Street 56, in qualità di segretario del Principe di Caramanico, divenuto ambasciatore del Regno di Napoli. Per arrotondare i guadagni e aiutare la famiglia si dedicò anche a lezioni private di italiano, geografia e disegno e avviò una piccola attività di import-export. Tuttavia questo regime di vita doveva sembrargli ancora troppo tranquillo per le sue aspirazioni. Fu particolarmente affascinato dal volo in pallone: il primo esperimento pubblico dei fratelli Mongolfier avvenne il 4 giugno 1783. Il 27 agosto invece avvenne il primo volo con pallone a idrogeno, sempre a Parigi.

Lunardi intessé una stretta relazione con lo scienziato napoletano Tiberio Cavallo, membro della Royal Society e stimatissimo, che risiedeva anch’egli a Londra e aveva compiuto importanti ricerche sull’idrogeno. Il nostro comprese i principi fondamentali dell’aerostatica e si convinse che l’idrogeno era il gas giusto da utilizzare per i palloni e non l’aria calda impiegata dai pionieri francesi. Si trovava nella capitale inglese, nel 1783, anche il bolognese Francesco Zambeccari, che effettuò esperimenti con palloni riempiti di idrogeno e tentò inutilmente di realizzare una sottoscrizione per realizzare il primo volo umano con un pallone a idrogeno. Lunardi avviò una collaborazione con il bolognese ma i rapporti tra i due si deteriorarono presto: sembra certo però che questi contatti furono molto utili al Lunardi. Deluso dagli insuccessi nel cercare finanziatori, Zambeccari si trasferì in Francia dove, nel 1785, riuscì finalmente a coronare il suo sogno.

Il pallone di Lunardi della prima esibizione a Londra e il sistema impeigato per gonfiarlo
Il 15 settembre 1784, Lunardi compì finalmente il primo volo umano in Inghilterra con un pallone che egli stesso aveva progettato e costruito, con la collaborazione dell’amico e mecenate George Biggin. Si racconta che il pallone fosse dipinto di rosso, blu ed oro. Aveva un diametro di 10 metri, un volume di circa 570 metri cubi e l’involucro era fissato con 45 corde. La navicella era dotata di remi aerei, come tentativo per dirigere il volo, ma questi si rivelarono del tutto inutili. Era, a differenza del pallone ad aria calda dei fratelli Mongolfier, gonfiato con idrogeno, quest’ultimo ottenuto per via chimica con “effervescenza fra limatura di ferro e spirito di vetriolo”, ovvero acido solforico, seguendo una procedura messa a punto da Tiberio Cavallo. Ciò consentì un volo molto più lungo, alto e quindi spettacolare rispetto alle mongolfiere. Il luogo scelto per l’esperimento era il campo d’artiglieria della “Honourable Artillery Company” a Londra. Lunardi decollò davanti a una folla stimata fra le 150'000 e le 200'000 persone che comprendeva autorità del calibro del Principe di Galles. I preparativi furono lunghi e macchinosi: la procedura di riempimento del pallone richiese grandi quantità di materiali e impegnò tutta la notte precedente e la mattinata. Le apparecchiature necessarie erano state realizzate da Lunardi, Cavallo e dal fisico inglese George Fordyce, che ne dirigeva le operazioni. Poco dopo le 14 la folla cominciò a rumoreggiare, temendo un insuccesso come per altri tentativi precedenti, e Lunardi affrettò i tempi della partenza. Convinse Biggin a rimanere a terra, in modo da avere più possibilità di successo nonostante il pallone non completamento gonfio, e portò con sé nella cesta, come passeggeri, un gatto, un piccione e un cane. Fu un trionfo: il principe di Galles si tolse il cappello davanti al pallone che si innalzava nel cielo, e il suo gesto fu imitato dalla folla, mentre Lunardi, nella navicella, cantava a squarciagola agitando la bandiera inglese. Atterrò nei pressi di Welham Green verso le 15.30, dove depose il gatto, che apparentemente soffriva di mal d’aria, quindi, ottenuto non senza fatica l’aiuto di alcuni contadini della zona per trattenere il pallone che rischiava di essere trascinato dal vento, scaricò zavorra e riprese quota. Il volo prosegì in direzione nord-est, fino ad terminare definitivamente a Standon Green End, frazione della cittadina di Ware nell’Hertfordshire. Lunardi aveva percorso complessivamente 24 miglia. Ancora oggi due cippi commemorativi ricordano i luoghi in cui Lunardi prese terra.

La prima ascenzione di Lunardi a Londra
L’evento produsse uno scalpore enorme. Lunardi tornò a Londra come una celebrità, acclamato dalle folle, assediato dai giornalisti, corteggiato dalle donne. Ricevette inviti e offerte di matrimonio. Re Giorgio III lo ricevette a corte, gli donò un orologio d’oro e lo nominò capitano del corpo degli artiglieri. Era ormai, senza confronti possibili, l’italiano più celebre del Regno Unito. L’effige del suo aerostato e il suo ritratto divennero di moda, comparendo su stoviglie, medaglie, bandiere.



Il pallone di Lunardi esposto al Pantheon dopo la prima ascensione. Tutti i biglietti d'accesso furono venduti

Lunardi organizzò una seconda ascensione a St George’s Fields, un sobborgo di Londra a sud del Tamigi, il 29 giugno 1785. Con lui dovevano prendere il volo Biggin e due ospiti: Letitia Ann Sage e il colonnello Hastings. L’aerostato, tuttavia, non riusciva a staccarsi da terra per il troppo peso, allora Lunardi e Hastings scesero dalla navicella e Sage con Biggins presero il volo. L’ascensione, che durò 90 minuti, rese la Sage la prima donna aeronauta di Gran Bretagna.


Ascensione di Biggins e Sage. Lunardi è erroneamente rappresentato a bordo del pallone, mentre in quell'occasione rimase a terra.
Lunardi effettuò altre ascensioni in terra britannica a Liverpool (20 luglio e 9 agosto di quello stesso 1785), Chester, Edinburgo, Kelso, Glasgow e York. Ovunque i tentativi erano accompagnati da folle di spettatori e numerosi si conclusero con successo, tuttavia non mancarono gli incidenti: a Glasgow, a inizio dicembre, un collaboratore di Lunardi rimase impigliato nelle funi, al momento del decollo, e cadde da un’altezza di circa sei metri, fortunatamente senza riportare ferite gravi. Questo volo, poi, si concluse dopo appena venti minuti a causa del cattivo tempo. Il 20 di quello stesso mese, l’aviatore prese il volo da Edimburgo ma, dopo settanta minuti circa, fu costretto a scendere in acqua, nel Mare del Nord, e dovette attendere a lungo prima di essere recuperato da un peschereccio. Peggio andò il suo dodicesimo e ultimo tentativo in Gran Bretagna, il 19 settembre 1786 a Newcastle. Mentre il pallone già galleggiava in aria, per cause non note del vetriolo sfuggì dagli apparati impiegati per il gonfiaggio. Ciò indusse gli assistenti, che tenevano le funi, a fuggire via. Uno di essi, però, non riuscì a liberare il polso dalle corde e fu trascinato in alto dal pallone ormai libero, ricadendo poi malamente e morendo poco dopo per le conseguenze dell’impatto. Si trattava del figlio del vice-sceriffo di Northumberland. Lunardi fu travolto da critiche, accuse e polemiche e dovette allontanarsi dalla Gran Bretagna.

Caricatura di Lunardi: "L'aerostazione sulle spalle dell'aeronauta itinerante"

Rientrò a Lucca nel 1788, accolto come un divo. Tentò di effettuare un’ascensione ma senza successo: ci fu chi gridò al sabotaggio. Non rimase a lungo nella sua città natale. Tentò poi diverse ascensioni in varie località d’Italia con alterni successi. A Roma l’esperimento del 8 luglio 1788 si risolse con un parziale successo. L’aerostato incontrava difficoltà a prendere il volo, forse perché troppo carico o non abbastanza gonfio. Diversi dei presenti tentavano di dare una mano, in qualche modo, mentre la folla pagante cominciava a rumoreggiare. Nel trambusto che ne seguì il pallone si staccò da terra e la folla applaudì fragorosamente, ma non c’era Lunardi a bordo bensì un certo Carlo Lucangeli, che si trovava in quel momento nella cesta. Costui rimase in aria per circa un quarto d’ora, prima di prendere terra spaventato ma illeso. L’evento diede fama al Lunardi, Vincenzo Monti gli dedicò un sonetto, ma gli meritò anche una “pasquinata”: "Restò Lunardi a terra come un ciuccio e andò con Giove a ragionar Carluccio". Il giorno successivo all’ascensione, 9 luglio 1788, fu tuttavia notificato a Lunardi l’obbligo di rimborsare i biglietti venduti.


Illustrazione per la prima ascensione di Luanrdi a Napoli
Lunardi venne poi a Napoli e fu autore del primo volo nel Regno, il 13 settembre 1789. Il re Ferdinando I lo aveva accolto con grandi onori e non ne rimase deluso: affacciato ai balconi di Palazzo Reale fu spettatore privilegiato dell’esperimento, assieme alla regina Maria Carolina, che avvenne dal maneggio del palazzo. Il volo si concluse a Capodrise, nel casertano, dopo poco più d’un ora. Abbiamo la narrazione originale del volo redatta dallo stesso Lunardi, in una lettera a un amico romano del 15 settembre 1789. Trattandosi di una delle prime relazioni aeronautiche della storia, vale la pena di riportarla:

“Era già passata l'ora da me stabilita per la partenza, ed il globo non era ripieno la metà. La compiacenza che questi amabilissimi Sovrani dimostravano in osservare la manovra da' balconi del regio palazzo, era l'unico conforto alla mia penosa situazione, che andava crescendo a misura che passava il tempo. Un'ora dopo quella da me destinata, trovato che il globo potea portarmi in aria con tutto il bisognevole, andai immediatamente a prendere licenza dalle Maestà loro. A 45 minuti pomeridiani entrai nel mio carro con un peso di circa 70 libbre in sacchetti d'arena, ancore, corde, provvisioni ecc. ecc. Richiesi le due gran bandiere l'inglese e la napoletana per spiegarle ad una certa elevazione, ma avendomele malamente situate, caddero immediatamente, appena cominciai ad innalzarmi... Siccome ascendevo con rapidità, presto mi posi il cappello, seguitando i saluti con la piccola bandiera di Sua Maestà... Non era levato appena mille piedi quando restai incantato in osservare la scena, che si presentava sotto di me del tutto nuova, da quante avevo vedute in altre capitali della Gran Bretagna e della Scozia. Sembravami Napoli composto di tante piccole piazzette, tutte ricoperte d'anime viventi. Erano queste i lastrici, o siano terrazzi, su de' quali erano saliti gli abitanti delle rispettive case. Nell'innalzarmi maggiormente, principiando a perdere di vista gli individui, queste piazzette sembravami tanti giardinetti sparsi di fiori verdi e rossi, c'erano i diversi ombrelli con i quali si riparavano dal sole. Mi distolsi poi da sì incantevole scena, osservando che il globo prendeva la via del mare. Allora fu che vuotai il primo sacchetto di libbre 8 d'arena, lo che mi fece salire con maggiore rapidità... A 16 minuti dopo l'una il barometro, che nel partirmi era all'elevazione di pollici 27, e linee 9, lo vidi disceso che marcava pollici 11 e linee 8. Quindi la differenza, che è di linee 142, calcolata secondo il metodo di Cassino, corrisponde a circa miglia tre e mezzo di elevazione. Ed in seguito osservai il termometro, e vidi che marcava 34° di Farheneit, corrispondendo a 1° di Reaumur, cioè linea una prima di arrivare alla congelazione... Principiai ad avere freddo, e bisogno di confortarmi lo stomaco. Aprii un canestrino delle provvisioni, mandatomi dalla mia rispettabile amica la signora Morichelli; e non potete credere, caro amico, quanto ebbi motivo di ringraziarla, allorché ritrovai in esso tutto ciò che potea mai bramare per un'aerea refezione... Entrai in una piccola nuvola, e nel passarla vidi flottare al quanta neve attorno al globo... A 22 minuti dopo l'una da quell'altezza potei discerner benissimo la celebre fabbrica del regio palazzo di Caserta... All'una e mezzo in punto sentii uno strappo nel globo, e mi comparve in un istante un'apertura di circa tre canne di lunghezza... il globo incominciò a discendere, e avendo supposto che ci fosse stato alcuno che mi osservasse con telescopio, mi posi di nuovo in piedi sul carro giuocando la bandiera; poi vuotato il rimanente di una bottiglia di vino entro un bicchiere, gli feci un brindisi...Quaranta minuti dopo l'una entrai dentro densissime nubi che mi tolsero la vista di tutto. Il passaggio di queste durò un minuto, ed appena ritornato alla luce, tutti gli oggetti in terra principiarono a rendersi visibili. Saltai immediatamente sopra il sedile del carro; e vedendo che molti da un paese popolato in truppa correvano ad incontrarmi, gli diedi la voce con la tromba... Gettai la bandiera, che aveva il manico di canna, e cadde molto prima del globo. Questa cosa m'assicurò che non potea farmi danno nello scendere. Appena le ancore toccarono terra, io gettai tutte le sacchette d'arena in un colpo, e le corde dell'ancore si attraversarono ad un frondoso pioppo, su del quale io rimasi col mio carro. Il globo così senz'aria, parte ricoprì l'albero, parte la terra".

Il volo era stato quindi interrotto da un incidente: uno strappo nell’involucro, e per fortuna Lunardi riuscì a condurre la manovra d’atterraggio con sufficiente precisione da non riportare danni. La quota massima di circa seimila metri, stimata da Lunardi tramite il barometro, sembra eccessiva: la lettura della temperatura fa invece supporre un livello di circa 3000 metri. In ogni caso l’esperimento era stato un successo e il volo fece scalpore. Tra i vari onori concessigli, Clemente Filomarino, poeta di pregio e attivo “motore” dei salotti culturali della Napoli illuminista di fine ‘700, gli dedicò l’ode: “Per il primo volo aerostatico in Napoli felicemente eseguito dal capitano Vincenzo Lunardi il 13 dic. 1789”.

Il 31 luglio 1790 fu poi il turno di un’ascensione su Palermo, che durò circa un’ora e tre quarti e finì in mare. Il 24 agosto 1791 Lunardi era di nuovo a Napoli, per l’ultima ascensione in terra italiana. Stavolta il pubblico era minore, con grave danno economico per il Lunardi, nonostante egli avesse promesso al re manovre spettacolari e incompatibili con la tecnologia dell’epoca, ovvero di volare radente alla campagna toccando terra e risalendo più volte. Il vento e il cattivo tempo non lo distolsero dall’impresa: prese il volo verso le 16 e due ore dopo circa fu costretto a scendere in mare al largo di Capri, da cui fu fortunatamente salvato.

Le prime due ascensioni di Lunardi a Madrid
Fallì un esperimento di volo a Milano, dopo di che accolse l’invito dei reali di Spagna, che erano strettamente imparentati con quelli di Napoli. Qui eseguì tre spettacolari ascensioni davanti ai reali e a grandi folle, raggiungendo i 3000 metri di quota. Nel 1794 fu il turno di Lisbona, in Portogallo. Si trattava delle prime ascensioni nelle due nazioni iberiche, altri primati per il Nostro. Tornò quindi in Spagna, dove effettuò il suo ultimo volo il 5 novembre 1802.

Non tornò più in Italia e non si sposò mai. Morì a Lisbona il 1 agosto 1806, dopo tre mesi di malattia. La notizia fu data dalla “Gazeta de Lisboa” il 15 agosto.

A Lunardi sono attribuite altre invenzioni: dei tipi di cannoni a retrocarica e un dispositivo di salvataggio in mare, simile a una piccola imbarcazione. A Napoli Lunardi non è ricordato, se non con l’anonima “Via della Mongolfiera” a Poggioreale. Anche a Lucca è stato a lungo dimenticato: oggi il locale club aerostatico ne porta il nome ed eventi in sua memoria sono stati organizzati nel 2010, assieme alla pubblicazione di un libro di ricerca storica.

Del Lunardi ci restano ritratti di Mariano Bova e altri artisti. Fu impersonato da Lawrence Olivier nel film-documentario “Conquest of the Air”, del 1936.


Alcuni riferimenti:

T. Caproni Guasti, A. Bertarelli, “L’Aeonautica Italiana nell’Immagine 1478-1875”, Museo Caproni, Milano, 1938

https://www.youtube.com/watch?v=TPAzzZ6xJgA

http://www.aerostati.it/lunardi.htm

http://storienapoli.it/i-primi-aviatori-della-storia-a-napoli-vincenzo-lunardi-sophie-blanchard/

http://www.treccani.it/enciclopedia/clemente-filomarino_%28Dizionario-Biografico%29/

www.luccaballoonclub.it/docs/lunardi-ricordo2.pdf

Ode di Vincenzo Monti a Mongolfier, che fu “alterata” in onore di Lunardi
https://it.wikisource.org/wiki/Al_signor_di_Montgolfier

Sonetto invece dedicato da Monti all’episodio romano
http://www.volidasogno.it/voli_files/premessa_04.htm



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